L’UCRAINA E IL FORTE BISOGNO DI DIALOGO E DIPLOMAZIA

Nel 2014 l’annessione illegale della Crimea da parte della Russia e l’inizio del conflitto del Donbas tra separatisti filo-russi e governo centrale di Kiev segnarono l’inizio della crisi russo-ucraina.

Negli anni successivi è emersa sempre più la volontà della Russia di proseguire una guerra ibrida contro l’Ucraina fatta di forti pressioni psicologiche ed economiche, nonché campagne di disinformazione contro il governo ucraino, l’Ue e la NATO, con l’intento di provocare le controparti e giustificare un’eventuale intervento militare.

Nel 2021, la minaccia di una più massiccia invasione russa dell’Ucraina è cresciuta esponenzialmente mese dopo mese. Ad oggi, vi sono infatti oltre 100.000 soldati russi stanziati al confine con l’Ucraina e un numero rilevante di mezzi militari terrestri e marittimi in tutta la regione.

Tale ingente dispiegamento di forze è stato interpretato dalla NATO come preparativo a un’offensiva militare multi-fronte con l’obiettivo di minare l’integrità dei confini ucraini e di interferire con la sovranità e l’indipendenza politica del Paese.

Lo stallo negoziale

Nonostante il susseguirsi, nelle ultime settimane, di incontri e telefonate bilaterali dei leader mondiali maggiormente coinvolti nella crisi, la Russia ha sostenuto di non aver ricevuto alcuna solida garanzia da parte della NATO relativa alle proprie preoccupazioni in materia di sicurezza nella regione.

Mosca sostiene infatti di voler rinegoziare la presenza militare dell’Alleanza atlantica nel continente in quanto ritiene inaccettabile un ulteriore allargamento della NATO tramite l’entrata dell’Ucraina nell’Alleanza, e ha esplicitamente chiesto il ritiro delle forze militari della NATO dai Paesi dell’est Europa entrati dopo il 1997.

Dal suo canto, la NATO ha dichiarato di ritenere queste richieste irricevibili, affermando che non avrebbe messo in dubbio la “politica della porta aperta” nonostante l’Ucraina non abbia ancora i prerequisiti essenziali per entrare nell’Alleanza (già in passato Francia e Germania si opposero apertamente a tale eventualità proposta dall’allora Presidente USA George Bush , e furono sostenute da altri Paesi Ue).

Una crisi umanitaria nel cuore dell’Europa

Il susseguirsi di dimostrazioni di forza tra grandi potenze ha di fatto ignorato le vere vittime di questo conflitto, ossia i milioni di persone che da anni pagano le conseguenze di una lotta geopolitica a somma zero.

Sin dall’inizio del conflitto, ben 14.000 persone hanno perso la vita dall’inizio del conflitto, inclusi oltre 3.000 civili.

Secondo Save the Children assistenza umanitaria nelle aree del conflitto, tra cui almeno 400 mila bambini.

A questi numeri si aggiunge il costante trauma psicologico con il quale tutti i cittadini e le cittadine ucraine sono da anni costretti a convivere. Solo nel mese di gennaio, vi sono stati 300 falsi allarmi bomba nel Paese. Una vera e propria guerra di nervi senza sosta contro l’intera popolazione ucraina.

Il bisogno di diplomazia

Benché Vladimir Putin non rappresenti di certo l’esempio di leader democratico attento alle esigenze della propria popolazione e disponibile al dialogo coi propri vicini, l’Unione europea non può cedere alle provocazioni e far sua la retorica belligerante del Cremlino.

Il principale obiettivo dovrebbe continuare ad essere l’utilizzo delle nostre capacità diplomatiche per porre fine alla crisi in Ucraina e successivamente costruire, anche con l’aiuto di Mosca, una più solida architettura di sicurezza europea, orientata alla creazione di un ambiente sicuro, stabile e prospero in tutto il continente sulla base dei principi enunciati nell’Atto finale di Helsinki del 1975 e nella Carta di Parigi per una nuova Europa nel 1990, entrambi pietre miliari della politica di distensione tra est e ovest che hanno posto le basi per la creazione dell’OSCE
Rinvigorire quindi l’OSCE, piattaforma per il dialogo e la sicurezza in Europa, non può che essere l’unica strada da intraprendere per contribuire alla pace e garantire la prosperità di tutti i popoli europei

È comunque necessario essere chiari: l’Ue sostiene senza se e senza ma l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina. Una rinegoziazione dell’architettura di sicurezza europea non può perciò avvenire sotto la minaccia di un’invasione russa dell’Ucraina. E se tale minaccia diventasse realtà, l’Ue reagirà con l’imposizione di sanzioni significative contro Mosca, di concerto con i suoi alleati.
La fermezza nella difesa del diritto internazionale dovrebbe andare avanti contemporaneamente con un impegno diplomatico. La visita del Presidente francese Emmanuel Macron a Mosca e Kiev va nella giusta direzione, ma tale impegno dovrebbe essere condiviso da tutti gli Stati membri Ue.

L’Europa intera deve guardare al suo futuro e lavorare unita per affrontare le grandi sfide che accumunano i suoi Paesi: prevenzione e risoluzione dei conflitti, lotta al terrorismo e ai cambiamenti climatici.

Solo tramite l’unità riusciremo a contribuire alla costruzione di un continente europeo prospero e pacifico.