COSTRUIRE UN PARTENARIATO EQUO CON L’AFRICA

Per capire l’Africa è necessario capire gli africani. A me piace cercare di farlo partendo dalle parole di Nelson Mandela: “Nessuno è nato schiavo, né signore, né per vivere in miseria, ma tutti siamo nati per essere fratelli”.
La fratellanza e la solidarietà richiamate da Mandela sono anche incise nei trattati fondativi dell’Unione europea che, godendo del rango di legge suprema dell’Ue, indicano i limiti e gli obiettivi da perseguire in Europa quanto nel resto del mondo tramite la sua azione esterna. Per troppo tempo i Paesi europei hanno condizionato le relazioni con l’Africa alla dimensione post-colonialista impedendo così la creazione di un partenariato fra pari capace di valorizzare il potenziale inespresso di entrambi i continenti e affrontare al meglio le sfide globali comuni.
Come l’Europa è stata in passato, l’Africa è dilaniata dai conflitti. Come l’Ue, l’Unione Africana è nata come un progetto per nobilitare nazioni che hanno conosciuto la crudeltà disumana della guerra. Non solo, ci sono tanti elementi complementari: con il 60% della popolazione sotto i 25 anni, l’Africa è il continente più giovane al mondo. La prossimità geografica con l’Africa, la nostra storia comune, i nostri legami economici e commerciali fanno del nostro vicino al sud il campo ideale per la diplomazia europea. Mi viene quindi da chiedermi se non con l’Africa con chi?

Ho cominciato a studiare le relazioni euro-africane da quando In Commissione Affari Esteri mi è stato chiesto di occuparmene. Da troppo tempo la retorica che demonizza il fenomeno migratorio si è imposta a Bruxelles come la prospettiva con cui cui guardare al nostro dirimpettaio nel Mediteranno. Ma la nuova Commissione europea ha dimostrato, per ora solo a parole, di voler cambiare passo. Il primo viaggio della Presidente Von der Leyen è stato in Africa dove ha voluto incontrare i capi di governo dei Paesi membri dell’Unione Africana. Nei primi mesi della nuova legislatura, la Commissione ha quindi presentato la sua nuova strategia per l’Africa e in Commissione Affari Esteri del Parlamento europeo dovremo dare un nostro parere.

La Comunicazione propone 5 principali direttrici da cui sviluppare il partenariato col continente africano:

1) transizione ecologica e accesso all’energia, in linea con l’Accordo di Parigi riguardante la lotta ai cambiamenti climatici;
2) trasformazione digitale accompagnata dalla creazione di politiche fortemente inclusive e di un quadro normativo efficace su aree quali la protezione dei dati e dei consumatori, sui servizi finanziari digitali, sul crimine informatico e sull’e-governance;
3) crescita sostenibile e lavoro, fondamentali per diversificare sempre più le economie africane e renderle meno instabili. A tal fine, serviranno maggiori investimenti sostenibili, maggiore integrazione economica sia a livello regionale sia continentale, maggior accesso all’educazione, alla ricerca, all’innovazione, alla salute e ai diritti sociali, con particolare attenzione verso le donne e i giovani;
4) pace, sicurezza e governance, condizione chiave per il pieno sviluppo sostenibile, dovranno essere promosse attraverso l’eliminazione degli ostacoli alle stesse, ossia la scarsa coesione sociale, la corruzione, il mancato rispetto dei diritti umani, la proliferazione di gruppi armati, il terrorismo, la competizione per le risorse naturali e le minacce sanitarie, specialmente nelle regioni più a rischio (tra cui Libia, Sahel e Corno d’Africa);
5) migrazione e mobilità, entrambi fenomeni che necessitano di un approccio efficace basato sui principi di solidarietà, partenariato, responsabilità condivisa e sul rispetto del diritto internazionale (incluso il diritto all’asilo) e dei diritti umani (con particolare attenzione nei confronti delle persone più vulnerabili quali donne e bambini), Tale gestione condivisa contribuirà ad eliminare il traffico di esseri umani a creare nuove opportunità nei Paesi di origine, di transito e d’arrivo tramite l’aumento della mobilità regionale e continentale.

Il compito del Parlamento europeo è vigilare affinché queste belle parole non rimangano sulla carta ma trovino piena attuazione nella politica estera dell’Unione. Dobbiamo scongiurare che ancora una volta la partnership fra Europa e Africa venga ridotta alle sole politiche migratorie. La migrazione è un fenomeno di enorme portata ed è sicuramente necessario rispondere alle preoccupazioni dei cittadini ma lo sviluppo è e deve essere l’obbiettivo ultimo. Ridurlo a mero mezzo per frenare la migrazione è ciò che ha reso in passato la strategia europea non solo debole e ipocrita ma anche inefficace: i fondi utilizzati per chiudere le frontiere sono spese a perdere e non investimenti che garantiscono sviluppo a lungo termine. I fondi europei devono essere investiti per la crescita del continente e non per finanziare i lager che macchiano la nostra coscienza.

Gli impegni internazionali presi dall’UE (tra cui, ad esempio, l’Accordo di Parigi riguardante la lotta ai cambiamenti climatici) e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delineati all’interno dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, dovranno essere le nostre linee guida durante l’elaborazione e l’implementazione della nuova strategia UE-Africa. Sarà soltanto con l’eliminazione delle disuguaglianze economiche e sociali e la promozione dei diritti umani che riusciremo veramente a contribuire alla crescita del continente africano e ad affrontare le nostre sfide comuni. Pace, diritto, e sviluppo sono il DNA dell’Unione Europea. Mettiamo la nostra esperienza al servizio dell’Africa.