VERSO UN’UNIONE EUROPEA PIÙ UNITA, FORTE E INCISIVA

Le ultime settimane sono purtroppo state caratterizzate da terrificanti notizie di conflitti e violazioni di diritti umani e del diritto internazionale in vare aree del nostro vicinato. Ancora una volta, l’Ue ha reagito in modo estremamente debole, mostrandosi persino iincapace di elaborare una posizione comune forte e assumere un ruolo rilevante a livello internazionale nella risoluzione dei conflitti e nella costruzione della Pace.
Alla luce di questo le recenti elezioni in Polonia, sesta economia europea e quinto stato più popoloso dell’Ue, fanno sperare che si possa aprire una nuova fase politica che permetta di costruire un’Unione più unita, forte e incisiva.

La maggioranza dei cittadini polacchi ha infatti finalmente votato per un cambio di rotta rispetto alle preoccupanti politiche populiste e antieuropeiste che avevano caratterizzato il governo guidato dal partito PiS guidato da Jaroslaw Kaczynski.

La coalizione formata e guidata da Donald Tusk, che in passato è stato Presidente del Consiglio europeo, ha quindi ottenuto una vittoria storica, specialmente se si considera che ha dovuto far fronte a una campagna di “regime”, con quasi tutti i media – tv, radio e carta stampata – schiacciati sulle posizioni del PiS.

Una vittoria che fa ben sperare per il futuro dell’Ue e che fa il paio con l’impresa compiuta da Pedro Sanchez in Spagna, al momento favorito per la guida del suo Paese dopo che il Partido Popular, che aveva ottenuto più voti, non è riuscito a trovare una maggioranza per formare un esecutivo.

Possiamo dire che ci lasciamo alle spalle il pericolo populista e sovranista? No, e il voto della Slovacchia, che ha l’ex premier Robert Fico protagonista di una vittoria controversa, ne è una prova.

È però importante che la coalizione vincente a Varsavia – composta da Coalizione Civica, Terza Maggioranza e Nuova Sinistra – abbia trovato la forza di mettere da parte le differenze per concentrarsi a favore di un programma di governo europeista e serio.

Non sarà comunque facile per Tusk e i suoi alleati governare, poiché il Presidente della Repubblica Duda è membro del PiS, che rappresenta pur sempre la prima forza per numero di parlamentari.

Ma è ovvio che l’Ue si aspetta chiari segnali di svolta da Tusk e i suoi alleati. Gli anni di governo populista hanno infatti intaccato fortemente lo stato di diritto polacco, e l’Unione non ha mancato di richiamare più volte il Paese avviando anche procedure d’infrazione, in particolare riguardo le riforme illiberali del sistema giudiziario nazionale. L’erosione della democrazia polacca è oltretutto uno dei motivi per cui tantissimi cittadini polacchi si sono presentati alle urne, non facendosi irretire neppure dai quesiti referendari – con contenuti falsi – che accompagnavano il voto legislativo.

Tra tutti spiccava quello sull’immigrazione, che chiedeva agli elettori se fossero favorevoli ad accettare “migliaia di immigrati clandestini dal Medio Oriente e dall’Africa” come parte di un piano di ricollocazione imposto dalla “burocrazia europea”. Un’evidente falsità, poiché qualsiasi piano sull’asilo e la migrazione sarebbe frutto di un accordo tra Stati membri e non sicuramente un diktat imposto dagli oscuri burocrati di Bruxelles.

Altri quesiti posti ai cittadini polacchi – che non hanno neppure raggiunto il quorum – riguardavano la volontà – o meno – di rimuovere la barriera al confine con la Bielorussia o la volontà di vendere beni statali a entità straniere perdendo il controllo su settori strategici.

Quest’ultimo quesito era un diretto attacco contro Tusk, presentato dal PiS come un “servo” della Germania.

Come è emerso dai risultati, sembrerebbe quindi che il popolo polacco non sia più attratto dalle fake news delle forze populiste. Sta ora a Tusk ritessere i fili della democrazia e riavvicinare la Polonia all’Ue.

È infatti importante che l’Ue possa nuovamente contare su un Paese importante come la Polonia, ma non per questo si può pensare che gli egoismi nazionali abbiano finalmente lasciato il posto al sentimento di unità europea.

L’augurio però che possiamo farci alla luce delle notizie provenienti da Varsavia è che questo voto rappresenti un momento di svolta per il progetto europeo, che dovrà certamente rafforzarsi per poter affrontare le sfide alla pace e alla democrazia all’interno e all’esterno dei propri confini.