“CHIUDERE UN OCCHIO” SUL RISPETTO DELLO STATO DI DIRITTO ALL’INTERNO DELL’UNIONE?

 

La risposta per me è no ed è anche la posizione ufficiale del Parlamento Europeo, ma nei prossimi mesi sarà questo il dilemma a cui gli Stati europei dovranno dare una risposta.

Tutto nasce dalla regola per cui il Piano da 750 miliardi, di cui 209 all’Italia, per diventare operativo deve essere approvato da tutti i 27 paesi dell’Ue.

Questa unanimità consegna un sostanziale potere di veto, che spesso si trasforma in un vero e proprio ricatto, ad ogni Paese compresi Ungheria e Polonia, sotto la lente dell’Europa per le continue violazioni dello Stato di Diritto, a partire dalla libertà di stampa, dalle limitazioni per l’opposizione e dall’asservimento della magistratura ai voleri del governo. La Polonia ha già formalmente minacciato i partner europei di non votare il pacchetto di aiuti.

La nostra proposta è chiara: i Paesi che violano queste regole abbiano forti limitazioni nell’accesso ai fondi del Recovery Plan. Come possiamo essere credibili quando chiediamo il rispetto delle basi dello Stato di Diritto fuori dall’Europa se non le facciamo rispettare all’interno dei nostri confini?
In queste settimane è in corso una trattativa, gestita dalla presidenza tedesca di turno dell’Ue, per riuscire a non rinviare la distribuzione dei fondi per la ripresa ‘post Covid’. Non sarebbe però accettabile che – pur di ottenere un accordo a tutti i costi – non si contrasti efficacemente chi va in una direzione opposta a quella del rispetto dei valori basilari della convivenza europea. Dall’esito di questa trattativa dipenderà molto del futuro dell’UE: un matrimonio di convenienza basato su interessi economici o una casa comune intesa come condivisione di valori?

La stessa Europa che, va ricordato, in questi mesi ha dato prova della sua solidarietà mettendo a disposizione dei singoli Stati strumenti eccezionali per affrontare la crisi. Oltre al Recovery Plan è stato infatti introdotto il fondo Sure per gli ammortizzatori sociali ed è stato completamente cambiato il Mes.

L’Italia ha deciso di utilizzare i 27,4 miliardi del fondo Sure, destinato alle politiche del lavoro, mentre continua rinviare ogni decisione sul Mes che ci porterebbe subito 36 miliardi da utilizzare per rafforzare il sistema sanitario.

Le notizie di questi giorni sulla ripresa di contagi dovrebbero portarci a usufruire subito di questi fondi che ci permettono anche, visto il tasso di interesse vicino allo zero, di risparmiare oltre 5 miliardi di euro in dieci anni (stima Bankitalia). Fondi che potremmo usare per affrontare le conseguenze della crisi. Per questo sono convinto, insieme a tanti altri, che Governo e Parlamento non dovrebbero attendere oltre dando finalmente il ‘via libera’ al Mes.