L’INDEROGABILE SUPERAMENTO DELL’UNANIMITÀ
​CHE BLOCCA UNIONE EUROPEA

Da anni domina – a Bruxelles e in gran parte delle capitali europee – il dibattito su come superare l’impasse dovuto al Trattato che prevede l’unanimità delle decisioni e che di fatto spesso blocca la capacità operativa dell’Unione europea. Una discussione importante perché evidenzia la consapevolezza che le regole attuali non permettono all’Europa di svolgere pienamente il suo ruolo, ma allo stesso tempo una discussione che non è riuscita finora a determinare veri cambiamenti nel funzionamento della Ue.

Il punto fondamentale è stabilire che Europa vogliamo, quale Europa sia concretamente possibile in una Ue di 27 stati che spesso hanno visioni e interessi divergenti. I ‘pionieri’ della Comunità Europea già negli anni cinquanta sognavano un’Europa con una forte valenza ‘politica’; con il passare del tempo è invece prevalso un aspetto più l’economico che però oggi non è certamente adeguato alla sfida del nostro tempo.

Il nemico però spesso è ‘interno’ ed è rappresentato proprio dall’unanimità che rappresenta un vero e proprio ostacolo allo sviluppo e alla crescita della Ue.

Un esempio per tutti viene offerto dalla Convenzione di Dublino che si occupa della determinazione dello Stato competente per la valutazione di una domanda d’asilo con tutte le implicazioni questo comporta sul tema dell’immigrazione. Il Parlamento Europeo, nella scorsa legislatura, votò la modifica di questa Convenzione, ma veti e contro veti tra i singoli Stati, hanno finora bloccato ogni azione riformatrice, ogni passo avanti.

Senza l’unanimità non si può procedere. Ed è questo un singolo caso, ma sono diversi gli ambiti che, al momento, non permettono di compiere un salto di qualità verso un’Europa unita più celere e più efficace.

Ecco quindi tornare al centro del dibattito le cd. ‘Clausole passerella’. Un termine tecnico poco conosciuto che potrebbe però consentire all’Ue di ovviare in parte alle questioni legate all’unanimità dei singoli Paesi, e in particolare al frequente utilizzo da parte di alcuni Stati membri del diritto di veto, o della semplice minaccia di esercitarlo, per bloccare decisioni e risoluzioni approvate, spesso anche a larga maggioranza, dal Palamento europeo su temi delicati e urgenti.

Utilizzando queste clausole speciali su alcuni temi rilevanti si potrebbero superare alcuni vincoli stabiliti dai Trattati e votare con maggioranze qualificate senza bisogno di ottenere l’unanimità dei 27 paesi dell’Ue. Su questo fronte la proposta del Parlamento Europeo prevede che una proposta, per essere approvata, debba avere il voto favorevole del 55% degli stati membri che rappresentino almeno il 65% della popolazione europea.

Dopo diversi anni di stallo la Commissione Affari costituzionali del Parlamento europeo ha recentemente riavviato il dibattito sul superamento dell’unanimità utilizzando proprio le ‘clausole passerella’ e il 28 febbraio ho presentato, come relatore, la prima bozza di risoluzione su questo tema.

La relazione individua gli argomenti per cui l’applicazione delle ‘clausole passerella’ può sostituire il vincolo dell’unanimità. Tra questi ci sono le misure urgenti per rispondere alla crisi energetica, le politiche per l’ambiente che permettano di raggiungere gli obiettivi fissati dal piano del ‘green deal’ europeo, il delicato e spesso urgente tema delle sanzioni .

In un’ottica più di medio e lungo termine, la nostra proposta sollecita l’uso di questa modalità per passare al voto a maggioranza qualificata anche su altre materie molto importanti come le politiche fiscali, le misure antidiscriminatorie, l’adozione del bilancio pluriennale dell’Unione e alcune questioni riguardanti la politica estera e di difesa dell’Unione.

L’obiettivo è che entro l’estate la relazione venga approvata a larga maggioranza dal Parlamento e possa, anche grazie al forte supporto bipartisan anche in Commissione, essere una guida per le future decisioni del Consiglio Europeo.

Sarebbe un passo importante anche in vista di una inevitabile riflessione più ampia sull’architettura istituzionale e sulle politiche europee che comunque non potrà non passare anche da un vera revisione dei Trattati che regolano la vita dell’Ue.

Se è vero infatti che l’Europa in questi anni ha saputo dare risposte positive su diversi temi, è altrettanto vero che è fondamentale fare un passo avanti per permettere all’Unione di agire con più forza e in tempi più rapidi senza essere imbrigliata in trattative eterne che proprio nel diritto di veto degli stati trovano un terreno fertile.

Il superamento dell’Unanimità permetterebbe anche l’allargamento e il rafforzamento dell’Unione Europea, con l’ingresso di altri Paesi, che da tempo lo chiedono, ma che comprensibilmente aspettano da decenni anche per il timore che uno solo di questi possa bloccare decisioni già in itinere o su cui già vi è un positivo accordo.
Dobbiamo trovare quello slancio dei padri fondatori per un’autentica unità politica e non solo economica dell’Ue Solo così sarà possibile fare quei passi in avanti indispensabili per un’Europa più unita e più forte.