VIOLENZA SULLE DONNE: È ORA DI DIRE ‘BASTA’!

469 voti favorevoli, 104 contrari e 55 astenuti. È questo il risultato del voto del Parlamento europeo, avvenuto lo scorso 15 febbraio, sull’adesione dell’Ue alla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (meglio conosciuta come Convenzione di Istanbul).
Perché è così importante questa adesione? La Convenzione rappresenta il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante sul tema della violenza di genere, e fornisce un quadro giuridico per prevenire le violenze contro le donne, proteggere le vittime e perseguire i colpevoli. Tra i delitti elencati dalla Convenzione vi sono ad esempio la violenza psicologica, fisica e sessuale, le mutilazioni genitali femminili, la sterilizzazione forzata e il cosiddetto “delitto d’onore”.
I dati sono impressionanti: nell’Unione europea 1 donna su 3 ha subito violenze fisiche e sessuali e oltre la metà (55%) ha subito molestie sessuali almeno una volta nella vita. Una donna su venti è stata vittima di stupro. Alle violenze fisiche si aggiungono quelle psicologiche e le discriminazioni derivanti dagli stereotipi di genere.
Questi numeri rendono evidente come l’adesione alla Convenzione non può essere terreno di scontro politico: la difesa dei diritti non dovrebbe essere messa in discussione da nessun governo e da nessun partito. Purtroppo però non è così, neppure nell’Ue. Gli Stati membri più conservatori hanno infatti bloccato per anni qualsiasi passo in avanti sul tema dei diritti delle donne.
La Convenzione di Istanbul, entrata in vigore nel 2014, è stata firmata sia dall’Ue che da tutti i suoi Stati membri nel giugno 2017. Vi sono però ancora sei Stati Ue che non l’hanno ratificata: Bulgaria, Lettonia, Lituania, Repubblica ceca, Slovacchia e Ungheria. Secondo questi Stati la Convenzione sarebbe ideologica e minaccerebbe la “famiglia tradizionale”. Tesi assurda, ma forte è il rischio che alcuni Paesi Ue seguano l’esempio della Turchia, che nel 2021 ha azzerato la Convenzione di Istanbul facendo tornare indietro le lancette dei diritti.
Lo scorso 21 febbraio vi è però stato un importante passo avanti. I 27 ministri Ue del Consiglio Affari generali hanno infatti dato il via libera alla ratifica Ue della Convenzione usando il voto a maggioranza qualificata. Ora il Parlamento europeo avrà finalmente la possibilità di dare il proprio consenso per l’adesione vera e propria; poi la palla tornerà al Consiglio, che (probabilmente a giugno 2023) sarà chiamato a confermare definitivamente l’adesione dell’Ue a maggioranza qualificata.
L’adesione dell’Ue costituirebbe un grande passo in avanti nella lotta contro la violenza di genere. Rimane comunque fondamentale che tutti gli Stati Ue ratifichino il trattato e adeguino i loro quadri giuridici nazionali.
L’auspicio è che la tanto attesa adesione dell’Ue rafforzi la cultura del rispetto in tutta l’Unione, specialmente laddove le donne soffrono discriminazioni più gravi e subiscono maggiormente violenze.
L’Italia ha già ratificato la Convenzione. Tuttavia, la relazione di valutazione del gruppo di esperte/i del Consiglio d’Europa (Grevio) ha evidenziato la necessità e l’urgenza di ulteriori sforzi sui temi della lotta alle disuguaglianze di genere, dell’accesso alla giustizia e della tutela per le vittime di violenza. Non è quindi più procrastinabile che il Governo e il Parlamento italiani rinnovino e rafforzino l’impegno su un tema così importante e sostengano il lavoro delle associazioni presenti sul territorio.
Non è una questione politica ma di civiltà e giustizia.