VERSO LA CONFERENZA SUL FUTURO DELL’EUROPA
L’Europa è una grande incompiuta. Lo sentiamo e lo vediamo da decenni. Il tempo dell’immobilismo è scaduto. Cosa vogliamo, un’Unione politica più incisiva per poter rispondere ai suoi cittadini o solo un’istituzione commerciale senza aspirazioni comuni?
La pandemia ha reso ancora più urgente rispondere a questa domanda. Da una parte ha reso necessaria una risposta economica e sanitaria comune. Dall’altra, essa ha evidenziato i limiti europei. Dunque, cosa vogliamo fare dell’Ue?
Si tratta di una discussione decisiva che non può prescindere da un confronto aperto, libero e diretto con la cittadinanza. Adesso abbiamo l’occasione per farlo: il 10 marzo infatti i presidenti delle più importanti istituzioni europee, Parlamento compreso, hanno dato il via libera alla ‘Conferenza sul futuro dell’Europa’ per permettere a cittadini e associazioni di disegnare l’Europa di domani. Partirà non a caso il prossimo 9 maggio, giornata che annualmente celebra l’Europa.
L’idea prevede due fasi. La prima sarà quella dell’ascolto: i rappresentanti delle istituzioni, nazionali ed europee, siederanno nelle piazze virtuali e reali per sentire dai cittadini quale strada perseguire su sanità, economia, ambiente, immigrazione e diritti. Dovranno ascoltare desideri e paure senza alcun pregiudizio. Il loro compito infatti non è raccogliere le idee dei soli favorevoli al progetto di integrazione. Al contrario, lo scopo è coinvolgere e confrontarsi anche con chi è spaventato dall’idea di un’Europa federale.
Per questo sostengo l’idea di sorteggiare i partecipanti ai lavori della conferenza. Lo dobbiamo fare per allargare la platea a voci che altrimenti non troverebbero spazio. E per far giungere contributi innovativi e, per questo, interessanti. Solo tramite l’inclusione dal basso possiamo infatti legittimare un percorso riformatore.
Nella seconda fase, le idee dei cittadini dovranno essere fatte proprie dalle istituzioni e diventare proposta concreta di cambiamento. È un elemento decisivo: dall’effettiva attuazione delle proposte dipenderà la relazione fra l’Unione e i suoi cittadini e quindi il futuro stesso del progetto europeo. Se non seguiranno atti concreti avremo sprecato l’ultima occasione di rilancio che provocherà ulteriore disaffezione nei confronti dell’Unione.
Partecipazione, ascolto, cambiamento, concretezza. Queste sono le parole chiave per costruire il futuro e l’Europa dovrà essere capace di affrontare le grandi sfide che ci attendono.