ANCORA UN’OCCASIONE PERSA PER UNA PACE STABILE E DURATURA IN LIBIA
Da circa un anno il Parlamento Europeo mi ha nominato Relatore Permanente per la Libia, un incarico che mi ha permesso di impegnarmi perché quel Paese inizi un percorso di pace e democrazia dopo decenni di dittatura, di violenze e di divisioni.
La Libia è un Paese strategico e importante per l’Italia, per i Paesi del versante sud europeo, ma anche e soprattutto per l’Unione Europea in ottica di stabilità del quadrante nord africano. Lo è per la sua collocazione geografica, per la storia e, per l’Italia, per gli interessi economici che ci legano a quell’area da decenni. Non possiamo inoltre dimenticare la tragedia legata ai campi di raccolta che “ospitano” (usando un eufemismo) migranti che scappano dalla fame, dalla violenza, dalla guerra.
Per la prima volta da più di un decennio la comunità internazionale intravedeva una speranza, generatasi negli ultimi mesi con la formazione di un governo di unità nazionale a seguito del “cessate il fuoco” mediato dalle Nazioni Unite e sottoscritto dalle due principali fazioni in guerra. Erano state fissate le elezioni generali per il 24 dicembre per dare la possibilità al popolo libico di scegliersi i propri leader. Un percorso condiviso con le Nazioni Unite e l’Unione Europea dopo che negli anni scorsi l’UE non aveva trovato la necessaria unità in quanto alcuni attori sul campo – Francia e Italia per primi – si erano divisi sostenendo sul campo soluzioni diverse (in particolare Parigi non ha fatto mancare nel tempo l’appoggio al Generale Haftar).
Dalla speranza alla disillusione però il passo è stato breve; le elezioni del 24 dicembre sono state rinviate dopo litigi, minacce e intimidazioni e non è stato al momento trovato un accordo per una nuova data. A questo si aggiunge che non c’è stato il ritiro delle forze straniere e dei gruppi militari privati con Russia e Turchia che cercano di imporre la loro influenza sul Paese. Uno status quo inaccettabile e che mina nel profondo la sovranità della Libia.
E’ arrivato quindi il momento che l’Unione Europea, anche sotto la spinta del Parlamento, prenda finalmente l’iniziativa per un’azione comune che provi a far ripartire il percorso elettorale. Italia e Francia, specie dopo il ‘Tratto del Quirinale’ potrebbero esserne i primi sostenitori insieme al nuovo Governo tedesco a guida socialista.
Per il Trattato del Quirinale la Libia può essere l’effettivo banco di prova della sua importanza e bontà contando come proprio il primo articolo del Trattato al quarto comma espressamente prevede: “Le Parti adottano iniziative comuni per promuovere la democrazia, lo sviluppo sostenibile, la stabilità e la sicurezza nel continente africano. Insieme, s’impegnano a rafforzare le relazioni dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri con questo continente, con particolare attenzione al Nord Africa, al Sahel e al Corno d’Africa”.
Per ottenere una vera pace e democrazia sarà necessaria una ‘operazione verità’ sul passato, altrimenti il futuro sarà incerto a causa delle tante ferite del passato e anche su questo la comunità internazionale potrebbe dare un contributo importante. Un esempio è quanto avvenuto nel Sud Africa post Apartheid grazie all’intensa azione condotta dal compianto Arcivescovo Desmond Tutu.