LIBIA: LA RICONCILIAZIONE NAZIONALE PER METTERE LA PAROLA FINE ALLE VIOLAZIONI DEI DIRITTI
Sono trascorsi undici anni dalla ‘primavera araba’ e dalla caduta di Gheddafi ma la Libia rimane ancora un Paese altamente instabile e caratterizzato da una costante lotta tra numerosi attori, nazionali e non, che si contengono il territorio nazionale e le sue ricche risorse naturali, rifiutando qualsiasi dialogo che porti ad elezioni libere e riavvii il processo di riconciliazione nazionale.
Tra i problemi principali della Libia c’è anche la presenza massiccia di milizie e mercenari, sostenute in particolare da Turchia e Russia. Numerose conferenze internazionali hanno richiesto espressamente la fine delle interferenze straniere e la smobilitazione dei gruppi armati presenti sul territorio libico, ma questo obiettivo è ancora ben lontano dall’essere raggiunto.
Dal canto suo l’Unione europea in questi anni non è riuscita a incidere sui diversi soggetti coinvolti in Libia anche perché, purtroppo, è del tutta mancata una posizione comune degli Stati membri e, di conseguenza, qualsiasi efficace azione europea per contribuire a ripristinare pace, democrazia e stato diritto in Libia.
In quanto relatore permanente del Parlamento europeo per la Libia per mesi ho lavorato all’elaborazione di testo condiviso e chiaro del Parlamento europeo con l’obiettivo di sollecitare tutte le istituzioni europee e i singoli governi nazionali ad avviare azioni concrete per sostenere quel processo di pace e di riconciliazione in Libia che è così necessario e urgente.
Il 23 novembre scorso il Parlamento ha approvato a larga maggioranza il testo di cui sono stato relatore in cui si chiede, tra l’altro, che venga rapidamente nominato un Rappresentante speciale dell’Ue per la Libia che favorisca la ripresa dei negoziati tra i vari soggetti istituzionali libici, per arrivare alla creazione di un governo centrale legittimo riconosciuto anche all’estero come un partner affidabile.
Come ho spiegato in un precedente intervento che potrete leggere qui, questo lavoro non potrà che partire da una nuova Costituzione che permetta di indire elezioni democratiche e ripristinare le funzioni fondamentali dello stato. Il processo di pace dovrà andare di pari passo anche con la fine dell’impunità per chi ha commesso in questi anni terribili violazioni dei diritti umani perpetuando violenze e terrore.
Sarà inoltre necessario lavorare sul fronte dei diritti, ponendo fine alla violenza contro le donne e alla brutale repressione della società civile, come anche sul fronte economico, garantendo un’equa distribuzione dei proventi dalla vendita di petrolio. C’è poi il fronte migratorio, dove è importantissimo chiudere i campi di detenzione dove migliaia di persone vengono tenute prigioniere in condizioni disumane.
La Libia, che con l’Italia e l’intera Unione europea condivide non solo le sponde del Mediterraneo ma anche tantissime sfide, non può essere lasciata sola. Il voto del Parlamento europeo è certamente un passo in avanti, ma è arrivato il momento di rendere concrete queste azioni.
Siamo già in ritardo, non possiamo perdere altro tempo