INVESTIRE NELLE ENERGIE RINNOVABILI NON È UNA SCELTA, È UN OBBLIGO

A giugno abbiamo avuto un caldo che non si era praticamente mai visto. Le conseguenze le vediamo tutti ogni giorno: siccità, raccolti dimezzati o peggio, incendi devastanti, tragedie come quella della Marmolada costata la vita a 11 persone. Solo nel nostro Paese, secondo l’Osservatorio di Ispra, il 28% del territorio è a rischio desertificazione e nel resto d’Europa non va certo meglio.

Tutti ne parlano, ignorare questi rischi non è più possibile, l’Unione europea è impegnata da tempo su questo fronte, c’è molto da fare ma certo a Bruxelles qualcosa è stato deciso.

Innanzitutto al Parlamento europeo l’anno scorso abbiamo approvato la Legge europea sul clima, un provvedimento ambizioso che stabilisce gli obiettivi per il 2030 e il 2050 e che fa parte del Green deal europeo (un pacchetto di leggi che stiamo approvando una ad una). Tra i goals si punta a ridurre già nel 2030 del 55% le emissioni di gas serra alzando l’obiettivo che era stato fissato al 40% per arrivare poi alla neutralità climatica nel 2050. Un obiettivo sottoscritto da tutti i governi europei dopo che il Parlamento europeo aveva dichiarato ‘l’emergenza climatica’ il 28 novembre 2019 e adesso, non senza difficoltà, bisogna mettere in campo tutti gli sforzi necessari per raggiungere questo scopo.

Per fare tutto questo ci vogliono molti soldi e va ricordato come il 37% dei 750 miliardi di euro di Next Generation UE devono essere destinati alla lotta ai cambiamenti climatici e il 30% dei 1.100 miliardi del bilancio UE devono essere destinati all’ambiente.

Ci sono però molte cose ancora da fare, anche a livello europeo. La prima è accompagnare queste riforme con un sostegno efficace e sostanzioso verso le fasce di popolazione più deboli che rischiano di subire le conseguenze immediate della transizione ecologica. Non bastano certamente i 17,5 miliardi previsti in sette anni. nel ‘Fondo per la transizione giusta’. Su questo aspetto ci scontreremo sempre più con le contrarietà espresse da quei leader politici e da quelle forze politiche populiste e reazionarie europee da sempre nemiche dell’ambiente e della sua tutela. Ma non smetteremo di insistere.

Enrico Letta ha colto nel segno quando ha detto che bisogna affrontare insieme ‘la fine del mondo e la fine del mese’ perché altrimenti queste riforme fondamentali per il futuro non saranno accettate dai cittadini europei. La tutela dell’ambiente deve essere sempre più il tema politico per eccellenza per il fronte progressista.

E poi c’è la guerra in Ucraina che sta cambiando le politiche energetiche. Non bisogna però essere miopi; un conto sono le politiche a breve termine, un conto la strategia per i prossimi decenni. Puntare sulle energie rinnovabili non è una scelta, è un obbligo. Abbiamo un solo continente, un solo pianeta, possiamo continuare a distruggerlo o provare a salvarlo. La scelta è adesso, domani è troppo tardi.