Verso il Green Deal – La legge europea sul clima
Il Green Deal europeo è la nuova strategia dell’Unione Europea per rispondere alla crisi ambientale.
Il Green Deal non è costituito da un unico atto legislativo ma è lo spirito che guida i singoli provvedimenti che lo comporranno. Nel concreto, si tratta di una serie di misure molto ambiziose quali regolamentazioni ambientali e investimenti per i prossimi trent’anni. L’obiettivo principale è il contrasto al riscaldamento globale, da cui derivano poi altri obiettivi come la riduzione dei gas serra, il potenziamento della diffusione di energie rinnovabili a scapito dei combustibili fossili, la diffusione di un’economia pulita e circolare e la conversione di tutte quelle attività che inquinano maggiormente.
Il pilastro del Green Deal europeo è la legge europea sul clima, proposta il 4 marzo dalla Commissione europea al fine di sancire l’impegno dell’Unione nel conseguimento della neutralità climatica entro il 2050. La proposta prevede l’obbligo giuridico per l’UE di diventare neutrale dal punto di vista climatico entro i prossimi trent’anni. Non solo, la legge europea sul clima, oltre a fissare l’ambizioso target della neutralità, indica la strada da perseguire per raggiungerlo. La proposta trae le sue origini dall’Accordo di Parigi firmato nel 2015 rendendolo un impegno concreto e legalmente vincolante nell’Unione.
L’iter legislativo prevede che alla proposta della Commissione europea seguano gli emendamenti e l’approvazione da parte del Parlamento europeo e del Consiglio, ove siedono i governi nazionali, un po’ come succede in Italia con Camera e Senato. Nonostante la proposta della Commissione europea fosse già di per sé un atto di portata storica, il Parlamento ha migliorato la proposta della Commissione rendendola ancor più ambiziosa. La scorsa settimana infatti, l’Eurocamera, riunitasi in sessione plenaria, ha deciso di innalzare al 60% la riduzione delle emissioni prevista per il 2030 contro il 55% inizialmente previsto dalla Commissione (che di fatto è l’esecutivo europeo). Come eurodeputati abbiamo anche chiesto di stabilire un obiettivo intermedio per il 2040, in modo da garantire che l’UE sia sulla buona strada verso il traguardo finale del 2050. Non solo, l’Euro-Parlamento ha auspicato l’istituzione di un organismo scientifico indipendente che possa monitorare i progressi compiuti in tale direzione ed eliminare gradualmente le sovvenzioni dirette e indirette ai combustibili fossili entro il 2025. A guidare il fronte parlamentare sono state tutte le forze progressiste riunitesi sotto la bandiera ambientalista. Contro, come da tradizione, tutte le destre, dal centro fino ai nazionalisti di Salvini e Le Pen. Ma la battaglia non è finita: ora Parlamento e Consiglio dovranno concordare un testo comune. I negoziati saranno lunghi e complessi. Ora le istituzioni europee dovranno lavorare affinché questi parametri diventino un obiettivo realizzabile e sostenibile anche a livello economico e sociale. La transizione ecologica non deve infatti lasciare indietro nessuno e, al contrario, essere un’occasione di crescita. In Europa e in Italia le industrie “green” crescono ininterrottamente da anni, perfino durante la crisi, e questo nuovo piano potrebbe dare impeto a una rinnovata espansione anche a livello occupazionale. Il voto di settimana scorsa ha tuttavia anche una valenza valoriale.
Il Covid-19 non è la causa ma solo uno dei sintomi della crisi che stiamo affrontando. Per sconfiggerla non basterà un vaccino, ma una seria ed efficace difesa dell’ambiente.