Q&A sul Recovery Fund [update 21/07/2020]

Cosa prevede l’accordo trovato al Consiglio europeo?

I capi di stato e di governo dei 27 Stati membri dell’UE hanno trovato un accordo per dotare Next Generation EU (il Piano a livello Ue per la ripresa economica post-COVID) di 750 miliardi di euro e il prossimo quadro finanziario pluriennale (bilancio settennale 2021-2027) di 1.074 miliardi.

Quadro finanziario pluriennale 2021-2027

Il bilancio dell’UE è negoziato dalle tre principali istituzioni comunitarie: il Parlamento, la Commissione ed il Consiglio.

Il Parlamento ha già presentato la sua proposta per il prossimo bilancio settennale dell’UE nel 2018, chiedendo che il bilancio 2021-2027 avesse una dotazione di circa 1.324 miliardi di euro. La Commissione ha modificato la sua proposta iniziale del 2018, e lo scorso maggio ha presentato sia il Next Generation EU da 750 miliardi che la proposta per un bilancio settennale da 1.100 miliardi di euro.

Dopo lunghi negoziati, il Consiglio europeo ha finalizzato la sua posizione chiedendo che il prossimo bilancio settennale abbia una dotazione di 1.074 miliardi di euro. Nella proposta del Consiglio non è prevista l’introduzione di un chiaro meccanismo che collega il rispetto per lo stato di diritto al bilancio dell’Ue e sono stati aumentati i famosi ‘rebates’, ovvero gli sconti per i maggiori contributori netti al bilancio dell’UE.

Le tre istituzioni dell’UE dovranno ora negoziare il prossimo bilancio dell’Ue per fare in modo che possa entrare in vigore il 1° gennaio 2021.

Next Generation EU

La maggior parte dei fondi del Next Generation EU, 672,5 miliardi di euro, andranno allo Strumento per la ripresa e la resilienza (conosciuto anche come Recovery Fund) che potrà fornire fino a 360 miliardi di prestiti e 312,5 miliardi in sovvenzioni agli Stati membri.

I 77,5 miliardi di euro del Next Generation EU che non fanno parte del Recovery Fund andranno a finanziare altri programmi europei. Di queste risorse:

– 47,5 miliardi verranno assegnati a React-EU, un’iniziativa per distribuire fondi dalla politica di coesione dell’UE da destinare alle regioni e ai settori più colpiti dalla crisi;

– 10 miliardi andranno al Fondo per la transizione giusta, il cui obiettivo è facilitare la transizione verso la neutralità climatica;

– 5,6 miliardi andranno a InvestEU, il programma che permetterà di mobilitare investimenti privati nell’UE;

– 7,5 miliardi saranno destinati allo sviluppo rurale;

– 5 miliardi saranno dedicati alla ricerca tramite il rafforzamento del programma Horizon Europe;

– 1,9 miliardi andranno alla protezione civile europea.

Come verrà finanziato Next Generation EU?

Per finanziare il Next Generation EU, la Commissione contrarrà prestiti sui mercati finanziari per un totale di 750 miliardi di euro per conto dell’Unione.

Per contrarre prestiti sui mercati finanziari, la Commissione europea si avvarrà di un margine (headroom), della differenza cioè tra il massimale delle risorse proprie del bilancio a lungo termine (pari all’importo massimo dei fondi che l’Unione può chiedere agli Stati membri per onorare i suoi obblighi finanziari) e il massimale della spesa effettiva (massimale di pagamento del bilancio settennale).

Verrà aumentato in via permanente il massimale delle risorse proprie, dal’1,2% all’1,4% del reddito nazionale lordo dell’UE, e in via temporanea, fino al 2% del reddito nazionale lordo dell’UE, per permettere alla Commissione di emettere titoli di debito per un valore di 750 miliardi di euro.

Come verranno ripagati i 750 miliardi?

I 750 miliardi del Next Generation EU verranno ripagati dai futuri bilanci dell’UE ed entro il 2058.

Per evitare che siano solo gli Stati membri stessi, che attualmente finanziano circa il 70% del bilancio dell’UE, a ripagare i 750 miliardi di debito europeo, sono state proposte delle nuove ‘risorse proprie’ europee, ovvero delle nuove tasse a livello UE.

Il testo negoziato chiede l’introduzione delle seguenti nuove tasse a livello UE:

* verrà introdotta una nuova tassa sulla plastica non riciclabile (0,80 centesimi al kilo) che dovrebbe entrare in vigore il 1 gennaio 2021;

* la Commissione europea dovrà presentare entro l’estate del 2021 delle proposte per un meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere e per una tassa sul digitale per permettere la loro entrata in vigore entro il 2023;

* la Commissione europea dovrà inoltre presentare una proposta per la revisione del sistema di scambio di emissioni;

* l’UE si impegnerà nei prossimi anni a lavorare su altre risorse proprie, tra cui una tassa sulle transazione finanziarie.

Sulla base di quale criteri verranno distribuite le risorse del Recovery Fund?

Il 70% delle sovvenzioni previste nello strumento per la ripresa e la resilienza (ca. 219 miliardi) dovrà essere assegnato tra il 2021 e il 2022, e il resto entro la fine del 2023.

L’assegnazione delle risorse stanziate per il Recovery Fund seguirà il criterio proposto dalla Commissione (basato sulla popolazione, sul PIL pro capite e sul tasso di disoccupazione dal 2015 al 2019) per il biennio 2021-2022.

Mentre per il 2023 le risorse del Recovery Fund si baseranno su un nuovo criterio (il tasso di disoccupazione 2015-2019 verrà sostituito dalla perdita del PIL nel periodo 2020-2022).

Quale condizioni per accedere ai fondi del Recovery Fund?

Tutti i governi dell’Ue dovranno presentare dei piani nazionali di ripresa, nel quale definiranno i loro programmi di riforme e di investimento, per il periodo 2021-2023.

I piani verranno prima valutati dalla Commissioni sulla base delle priorità europee, tra cui le priorità definite nel semestre europeo (ovvero il ciclo di sorveglianza regolare delle finanze pubbliche svolto dall’UE) ma anche quelle relative alle transizioni verde e digitale, che dovrà anche stabilire il contributo finanziario di cui beneficerà lo Stato richiedente.

La valutazione della Commissione dovrà essere approvata dal Consiglio europeo che deciderà con un voto a maggioranza qualificata (questo richiede un voto favorevole del 55% degli Stati membri che rappresentano almeno il 65% della popolazione dell’UE).

E’ stato anche introdotto il cosiddetto ‘super freno di emergenza’. La Commissione, nel valutare l’adempimento degli Stati membri ai programmi nazionali di riforme, dovrà chiedere il parere del Comitato Economico e Finanziario dell’UE, un organo consultivo dell’UE istituito per promuovere il coordinamento delle politiche dei governi europei e composto da alti funzionari delle amministrazioni nazionali e delle banche centrali.

Se uno o più Stati membri ritengono che ci sia una grave deviazione dai piani presentati da un governo, questi potranno chiedere al Presidente del Consiglio europeo di riferire il caso al Consiglio europeo.