La Scuola di Gomme

In questi primi mesi di impegno per la Palestina e i diritti umani in Parlamento europeo, ho avuto la possibilità di conoscere alcune realtà impegnate su queste questioni direttamente sul terreno. Oggi scrivo di un’esperienza che mi ha particolarmente colpito e a cui cercherò di dare una mano nelle sedi istituzionali a Bruxelles.

Nel 2009, in soli due mesi, è stato realizzato un progetto che sembrava impossibile: costruire una scuola per i giovani beduini in una zona amministrata da Israele in cui ai palestinesi è precluso il diritto di costruire.

Le comunità beduine che la abitano non hanno accesso all’acqua, alla corrente elettrica e permangono in una situazione di estrema indigenza. La difficoltà di movimento imposta loro rende estremamente problematico l’accesso ai servizi di base. L’area, situata nel territorio palestinese, è considerata strategica dal Governo di Tel Aviv, che ivi vorrebbe completare il “Muro di Separazione”. Il piano coinvolge 7 mila beduini, suddivisi in 46 comunità che dovrebbero essere forzatamente trasferiti in altro luogo.

È iniziata così la storia della Scuola di Gomme di Khan Al Ahmar, con pochi fondi e la necessità di costruire in modo semplice e veloce per evitare un intervento militare. Costruita con vecchi copertoni riempiti di terra e ricoperti di argilla, la scuola oggi garantisce il diritto all’istruzione a circa 200 bambini della comunità di Jahalin. La maggior parte degli alunni della scuola sono profughi registrati presso l’agenzia delle Nazioni Unite UNRWA. La scuola è il primo edificio pubblico destinato ai palestinesi costruito in questa zona dal 1967, ed è quindi divenuta un simbolo del diritto all’istruzione e di difesa dei diritti delle comunità beduine

Il diritto all’istruzione, sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, è il principale obiettivo della ONG Vento di Terra che con il contributo della Cooperazione Italiana, della CEI e di una rete di enti locali lombardi ha costruito la scuola che oggi gestisce e difende. Infatti, nonostante si tratti di una struttura tecnicamente “non permanente”, la scuola ha ricevuto un ordine di demolizione all’atto della sua apertura. È stata inoltre oggetto di costanti attacchi da parte del movimento dei coloni, che la ritiene una “minaccia all’esistenza dello stato di Israele”.

La questione della Scuola di gomme è da inquadrare nel contesto più ampio del piano per deportare in aree pianificate le 26 comunità beduine residenti, per un totale di 7 mila persone. Nei piani israeliani non è compresa l’edificazione delle abitazioni, che ricadrebbe sui “trasferiti”.

La difesa del diritto allo studio degli alunni di Khan al Ahmar è stata possibile in passato grazie all’apertura un ombrello diplomatico e mediatico sulla scuola. A partire dal settembre del 2009, sono giunti numerosi attestati di solidarietà e visite di delegazioni internazionali ed in particolare israeliane. Tuttavia, la Corte Suprema israeliana ha definitivamente deliberato sulla questione nel 2018, decretando la demolizione della scuola e del villaggio e l’allontanamento forzato dei 200 beduini residenti. Durante l’estate 2018 si sono registrate azioni di resistenza non violenta da parte degli attivisti, che hanno più volte bloccato i bulldozer israeliani, giunti per rendere esecutiva la demolizione. La stasi politica in Israele, che ha provocato l’organizzazione della terza tornata elettorale in meno di un anno, garantisce alla scuola una situazione di precaria tranquillità. Ma la scuola rimane sotto ordine permanente di demolizione e la comunità circostante è a rischio di deportazione.

È per questo che l’ONG Vento di Terra, sostenuta da Amnesty International, Unrwa e Unicef, ha lanciato un appello online su Change.org che ha già raggiunto quasi 800 mila firme. Aderisci cliccando qui: aiutiamoli a raggiungerne un milione!