La cronistoria del Next Generation EU

La pandemia ha imposto all’Ue di trovare e adottare una strategia condivisa per affrontare l’emergenza economica e sanitaria che si è determinata.
Lo strumento individuato è stato quello di mettere a disposizione degli stati membri un fondo di recupero di 750 miliardi di euro suddivisi in vari progetti con caratteristiche e destinazioni d’uso differenziate.
Per arrivare a questo storico obiettivo, perché per la prima volta nella sua storia  l’Ue emetterà delle obbligazioni, e quindi debito pubblico, sostenute da tutti i paesi membri, il percorso è stato lungo e non semplice.
Di seguito tutti i passaggi che stanno portando alla definizione ultima di questo strumento che è stato chiamato Next Generation EU per la sua prospettiva di lunga durata per tutti i paesi dell’Unione.

  • 23 aprile 2020: il Consiglio europeo chiede alla Commissione europea di presentare una proposta per un fondo per la ripresa per far fronte all’impatto della pandemia

  • 15 maggio 2020: il Parlamento europeo chiede un pacchetto di ripresa per un valore complessivo di 2.000 miliardi di euro finanziato con l’emissione di debito europeo garantito dal bilancio dell’UE

  • 18 maggio 2020: iniziativa franco-tedesca per il rilancio europeo, promossa dalla Cancelliera tedesca Angela Merkel e dal Presidente francese Emmanuel Macron, propone un Fondo per la ripresa da 500 miliardi di euro

  • 27 maggio 2020: Commissione europea presenta il piano Next Generation EU da 750 miliardi di euro (500 miliardi in sovvenzioni a fondo perduto e 250 miliardi in prestiti) e una nuova versione del bilancio UE 2021-2027 da 1.100 miliardi di euro

  • 17-21 luglio 2020: alla riunione del Consiglio europeo, i capi di stato e di governo trovano un accordo su Next Generation EU da 750 miliardi (390 miliardi in sovvenzioni e 360 miliardi in prestiti) e un bilancio europeo da 1.074 miliardi di euro

  • 23 luglio 2020: il Parlamento europeo approva una risoluzione in cui definisce le sue priorità e il suo mandato negoziale

  • 10 novembre 2020: il Consiglio e il Parlamento europeo trovano un accordo sul pacchetto relativo al bilancio europeo 2021-2021

  • 16 novembre 2020: Ungheria e Polonia pongono il veto e bloccano l’adozione del pacchetto

  • 10-11 dicembre 2020: alla riunione del Consiglio europeo, i capi di stato e di governo trovano un accordo sul pacchetto per la ripresa

  • 14 dicembre 2020: il Consiglio europeo approva il bilancio UE 2021-2027, il meccanismo sullo stato di diritto e altre regolamenti relativi a Next Generation EU

  • 14-17 dicembre 2020: il Parlamento europeo approva il prossimo bilancio europeo e il meccanismo sullo stato di diritto

Maggio 2020 – proposta della Commissione per Next Generation EU

Il 27 maggio, la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha presentato la sua proposta per il Piano per la ripresa, chiamato ‘Next Generation EU’ (Prossima generazione UE), con un valore di 750 miliardi di euro e un bilancio settennale dell’UE 2021-2027 da 1.100 miliardi di euro.

Come verranno distribuiti i fondi?
Tutti i 750 miliardi verrebbero distribuiti tramite dei programmi UE e dunque attraverso il bilancio europeo. 500 miliardi verrebbero distribuiti sotto forma di sovvenzioni e 250 miliardi sotto forma di prestiti ai governi.

I soldi verrebbero distribuiti attraverso tre pilastri principali:

  1. Sostegno agli Stati membri con investimenti e riforme:

    • Strumento di Ripresa e Resilienza da 560 miliardi di euro: uno strumento che utilizzerà dei fondi per finanziare investimenti pubblici e riforme essenziali in linea con le priorità europee e al quale potranno accedere tutti i paesi dell’Ue potranno accedere presentando dei piani nazionali.

    • Iniziativa React-EU da 55 miliardi di euro: un’iniziativa per distribuire 55 miliardi di fondi dalla politica di coesione dell’UE da destinare alle regioni e ai settori più colpiti dalla crisi

    • Un potenziamento del Fondo per una transizione giusta che avrà ora una dotazione di 40 miliardi di euro.

  2. Interventi per ricapitalizzare le imprese in difficoltà e promuovere investimenti:

    • Nuovo strumento di sostengo alla solvibilità (Solvency Support Instrument). Con una dotazione di 31 miliardi di euro, l’obiettivo di questo strumento è di sbloccare 300 miliardi di euro per le imprese europee.

  1. Rafforzare il settore sanitario, la ricerca e la protezione civile:

    • Altri 13,5 miliardi di euro per la ricerca, tramite il rafforzamento del programma Horizon Europe

    • 9,4 miliardi di euro per finanziare un nuovo programma ‘EU4Health’ (Ue per la Salute) per preparare l’Europa alle prossime crisi sanitarie.

    • Rafforzamento del meccanismo la protezione civile dell’UE, a cui verranno destinato altri 2 miliardi di euro.

Come verrà finanziato il piano?
La Commissione ha proposto di aumentare per un periodo limitato il massimale delle risorse proprie (i.e. le entrate che finanziano il bilancio dell’Ue) dal 1,2% al 2% del reddito nazionale lordo dell’Ue per permettere alla Commissione di emettere titoli di debito per un valore di 750 miliardi di euro.

Questi 750 miliardi verrebbero ripagati dai futuri bilanci dell’UE, non prima del 2028 e non oltre il 2058. Per ripagare i debiti, la Commissione ha proposto di istituire nuove ‘risorse proprie’, ovvero entrate a livello europeo, tra cui:

  • la semplificazione del contributo sulla base dell’IVA;

  • l’introduzione di una tassa sulla plastica non riciclabile;

  • uno strumento basato sul sistema europeo di scambio delle quote di emissione (fino a 10 miliardi di euro di entrate all’anno),

  • un meccanismo di adeguamento del prezzo del carbonio alle frontiere dell’Ue (da 5 a 14 miliardi di euro di entrate all’anno),

  • una nuova tassa sul digitale (fino a 1,3 miliardi di EUR di entrate all’anno)

  • e un contributo delle grandi aziende (fino a 10 miliardi di EUR di entrate all’anno).

Cosa spetta all’Italia?

La Commissione ha proposto una ‘chiave di allocazione’ per i fondi di Next Generation EU basata sul PIL, il tasso di disoccupazione e la disoccupazione giovanile di ogni paese dell’UE, che darebbe all’Italia il 20,4% delle sovvenzioni previste dal piano, la quota più alta di tutti gli Stati membri.

Secondo alcune prime stime, per l’Italia sono previsti circa 172 miliardi di euro, di cui 81 miliardi in sovvenzioni a fondo perduto e 91 miliardi in prestiti.

Luglio 2020 – controproposta del Consiglio: modifiche a Next Generation EU e meno fondi per il bilancio

Dopo diversi mesi di discussioni e quattro giorni di negoziati intensi, il 21 luglio i capi di stato e di governo dei 27 Stati membri dell’UE hanno trovato un accordo per dotare Next Generation EU di 750 miliardi di euro e il bilancio settennale 2021-2027 di 1.074 miliardi.

Come verranno distribuiti i fondi?

Le differenze principali con la proposta della Commissione sono tre:

  1. Modifica degli strumenti di Next Generation EU – viene aumentato il valore dedicati allo Strumento per la ripresa e la resilienza, da 560 a 672,5 miliardi, ma vengono ridotte o eliminati le risorse previste per altri programmi

  2. Distribuzione tra sovvenzioni e prestiti – l’accordo non modifica il valore complessivo di Next Generation EU, ma cambia la sua composizione: aumentano i prestiti (da 250 a 360 miliardi) e diminuiscono le sovvenzioni (da 500 a 390 miliardi)

  3. Bilancio UE 2021-2027 – l’accordo prevede un’ulteriore riduzione del prossimo bilancio europeo, da oltre 1.100 miliardi a 1.074 miliardi

Come verrà finanziato il piano?

Per finanziare il Next Generation EU, la Commissione contrarrà prestiti sui mercati finanziari per un totale di 750 miliardi di euro per conto dell’Unione.

Per contrarre prestiti sui mercati finanziari, la Commissione europea si avvarrà di un margine (headroom), della differenza cioè tra il massimale delle risorse proprie del bilancio a lungo termine (pari all’importo massimo dei fondi che l’Unione può chiedere agli Stati membri per onorare i suoi obblighi finanziari) e il massimale della spesa effettiva (massimale di pagamento del bilancio settennale).

Il testo negoziato chiede l’introduzione delle seguenti nuove entrate a livello europeo:

    • una nuova tassa sulla plastica non riciclabile dal 1 gennaio 2021;

    • una revisione del sistema di scambio di emissioni;

    • entro il 2023: un meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere e una tassa sul digitale;

    • l’UE si impegnerà nei prossimi anni a lavorare su altre risorse proprie, tra cui una tassa sulle transazioni finanziarie.

Cosa spetta all’Italia?

In base alle nuove stime, l’Italia dovrebbe ricevere in tutta circa 209 miliardi di euro, di cui 81,4 miliardi in sussidi a fondo perduto e 127,4 in prestiti. Non cambierebbero quindi le risorse previste per le sovvenzioni, ma aumenterebbero di oltre 30 miliardi i prestiti all’Italia.

Novembre 2020 – accordo tra Parlamento e Consiglio sul bilancio pluriennale 2021-2027

Il 10 novembre, dopo settimane di intese negoziazioni, il Parlamento europeo e il Consiglio europeo sono riusciti trovare un accordo su come finanziare e utilizzare oltre 1.800 miliardi di euro di fondi europei nei prossimi anni, di cui 1.100 miliardi del bilancio europeo e 750 miliardi del Recovery Fund.

Anche se l’approvazione definitiva del pacchetto richiede ancora alcuni passaggi a livello nazionale ed europeo, l’accordo è un passaggio fondamentale per garantire l’entrata in vigore nel 2021 del bilancio europeo e del Recovery Fund, e include:

  1. un bilancio europeo da 1.100 miliardi dal 2021 al 2027;

Verranno aggiunti 16 miliardi di euro rispetto all’accordo di luglio per dieci programmi chiave, tra cui 4 miliardi in più per la ricerca, 3 miliardi per la salute e 2 miliardi per l’Erasmus

  1. un calendario per l’introduzione di nuove entrate a livello europeo per finanziare Next Generation EU;

Oltre ad aver deciso come spendere i fondi europei nei prossimi anni, l’accordo include un calendario sull’introduzione di nuove risorse proprie, ovvero entrate a livello europeo, per poter finanziare le spese del bilancio e del Recovery Fund.

  1. e un meccanismo per collegare i fondi europei al rispetto dello stato di diritto.

Dicembre 2020 – veto di Ungheria e Polonia

Il 10 novembre i negoziatori del Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio con la presidenza del Consiglio europeo sulla legislazione che stabilisce un meccanismo che consentirebbe la sospensione dei pagamenti dal bilancio UE a uno stato membro in caso di violazione dello stato di diritto.

L’accordo chiude così una questione annosa iniziata nel maggio 2018 con la presentazione della proposta da parte della Commissione europea. Nei primi mesi del 2019, il Parlamento europeo ha approvato la proposta ma da allora il dossier era bloccato in Consiglio, ove Polonia e Ungheria hanno tentato di far naufragare la proposta della Commissione. Tramite le relazioni votate in vista dell’accordo su Next Generation EU, Recovery Fund e bilancio, il Parlamento europeo ha condizionato ogni tentativo di intesa al rafforzamento dello stato di diritto e, in particolare, all’approvazione del meccanismo sullo stato di diritto.

La Presidenza di turno del Consiglio, detenuta in questi mesi dalla Germania, ha allora ripreso i negoziati interni e le trattative con il Parlamento europeo per facilitare l’accordo sulle materie di bilancio. Nonostante l’opposizione di alcuni stati membri, che tuttavia non hanno potuto esercitare il diritto di veto perché non previsto dalla procedura, è stata raggiunta un’intesa in tempo breve.

Il meccanismo potrà essere attivato quando le violazioni dei principi dello stato di diritto e dei diritti hanno un impatto diretto sul bilancio europeo, e in particolare sulla capacità di un paese di gestire e controllare l’utilizzo dei fondi del bilancio europeo.

Non si tratta quindi di un meccanismo in grado di bloccare qualsiasi finanziamento a un governo che promuove politiche illiberali, ma per la prima volta l’Europa avrà uno strumento veloce ed efficace per contrastare violazioni dello stato di diritto e dei diritti fondamentali.

Il meccanismo prevede:

  • una procedura chiara e ben definita per la segnalazione e la sanzione di eventuali violazioni;
  • un voto a maggioranza qualificata per approvare le misure, invece di un voto all’unanimità come è avvenuto fino ad ora;
  • e delle tutele per i beneficiari dei fondi europei, come i giovani e le piccole e medie imprese, per garantire che non vengano colpiti da decisioni discriminatorie dei loro governi.

A un mese di distanza, come ritorsione all’istituzione del meccanismo sullo stato di diritto, Polonia e Ungheria hanno esercitato il loro diritto di veto durante la fase di approvazione del piano Next Generation EU paralizzando la procedura e causando ritardi per l’emissione di titoli europei di debito comune.

Nonostante le richieste dei governi di Polonia e Ungheria, la Presidenza tedesca ha quindi immediatamente dichiarato che l’accordo sul meccanismo per lo stato di diritto non solo non sarebbe stato ritirato ma anche che il suo testo non sarebbe stato modificato escludendo così la riapertura dei negoziati con il Parlamento europeo.  

Per via della pressione politica, la necessità di fondi da Bruxelles per le loro economie – il cui afflusso vale fra i 2 e i 3 punti percentuali nei rispettivi PIL nazionali – e grazie a una dichiarazione interpretativa che ribadisce l’imparzialità della Commissione nell’analisi di eventuali violazioni dello stato di diritto e ammette ricorsi alla Corte Europea di Giustizia, Polonia e Ungheria hanno alla fine ceduto lasciando cadere il loro veto e dando così avvio alla procedura di ratifica del piano Next Generation EU.

Prossime tappe

Bilancio europeo:

Il Parlamento europeo, riunito questa settimana in sessione plenaria, ha approvato l’accordo raggiunto il 10 novembre con il Consiglio sul bilancio europeo.

L’accordo è composto da una dichiarazione politica, dal regolamento sul prossimo quadro finanziario pluriennale – QFP (che stabilisce la spesa e le allocazioni del bilancio Ue) e da un accordo interistituzionale che stabilisce le garanzie che l’Unione dovrà attivare per ripagare i titoli che finanzieranno il Recovery Fund.

Rispetto all’accordo raggiunto dai governi europei lo scorso luglio, il compromesso sul QFP, grazie alle richieste del Parlamento europeo, riconosce ulteriori 16 miliardi al bilancio pluriennale, per incrementare seppur di poco la dotazione di programmi sulla ricerca, la salute, la cultura, lo stato di diritto, l’azione estera ed Erasmus.

La dotazione globale, che a luglio era stata fissata in 1074 miliardi – già all’epoca il più ricco bilancio europeo di sempre -, ammonta ora a 1090 miliardi. I 16 miliardi in più – è uno dei punti salienti dell’intesa – proverranno dalle multe per la violazione delle regole Ue poste a tutela della concorrenza (pagati dalle imprese che contravvengono alle normative europee); in linea con la richiesta del Parlamento.

Accordo interistituzionale:

L’accordo interistituzionale stabilisce invece le nuove risorse finanziarie che l’Ue utilizzerà per l’emissione dei titoli pubblici che foraggeranno il piano Next Generation EU. In particolare, Consiglio e Parlamento hanno concordato una tabella di marcia per la loro istituzione.

    • gennaio 2021: entrerà in vigore una tassa europea su materie plastiche non riciclate;

    • entro giugno 2021: la Commissione dovrà presentare proposte relative a un dazio sulle merci importate in UE prodotte con procedimenti inquinanti; a una tassazione sui colossi digitali e a una riforma del sistema di compravendita delle quote di emissione di CO2;

    • entro il 2023: queste tre nuove risorse proprie dovranno entrare in vigore;

    • entro giugno 2024: la Commissione proporrà nuove ulteriori risorse proprie, che potrebbero includere un’imposta sulle transazioni finanziarie e una nuova base imponibile comune per l’imposta sulle società;

    • entro il 2026: queste due nuove risorse proprie dovrebbero entrare in vigore.

L’accordo inoltre prevede:

  • ulteriori indicazioni su come monitorare l’attuazione del piano Next Generation EU e sul ruolo che svolgeranno le tre istituzioni comunitarie;

  • un impegno a dedicare almeno il 30% dei fondi del bilancio e del Recovery Fund al raggiungimento degli obiettivi climatici;

  • chiarimenti sulla riserva di adeguamento alla Brexit di 5 miliardi di euro;

  • l’introduzione di obiettivi orizzontali, tra cui la parità di genere e gli obiettivi di sviluppo sostenibile, che dovranno essere finanziati attraverso il bilancio.

Recovery Fund:

Dopo l’approvazione delle istituzioni europee, l’accordo sulle risorse proprie, necessario al lancio del Recovery Fund, dovrà passare per i parlamenti nazionali che sono competenti in materia fiscale. Solo l’ok dei parlamenti nazionali darà il via all’emissione dei titoli e ai piani di rilancio nazionali.

Inoltre, le istituzioni europee dovranno approvare tutti i regolamenti relativi al Recovery Fund. Questa settimana è stato finalizzato un altro accordo sullo strumento di ripresa e resilienza, il più importante del piano Next Generation EU, che come le altre parti del piano dovranno essere approvate nei prossimi mesi sia dal Parlamento che dal Consiglio.

I governi dovranno inviare alla Commissione europea i piani di ripresa e di resilienza entro fine aprile 2021. L’esecutivo italiano ha anticipato che l’obiettivo è quello di inviarlo prima di quella scadenza, all’inizio del prossimo anno. La Commissione ha ricevuto e scrutinato i programmi preliminari a metà ottobre.

Una volta presentato alla Commissione europea il piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr), Bruxelles avrà a disposizione fino a 8 settimane per esaminare e proporre al Consiglio Ecofin, composto dai ministri delle finanze dei paesi europei, l’approvazione del Piano. L’Ecofin dovrà approvare quindi il piano a maggioranza qualificata entro 4 settimane.

Dalla presentazione formale del piano potrebbero quindi passare mesi per l’approvazione che poi darà la possibilità di accedere subito a circa il 10% del finanziamento globale.