Approvato in via definitiva il regolamento che istituisce il Recovery Fund.
Settimana scorsa il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva il regolamento che istituisce il dispositivo per la ripresa e la resilienza, comunemente conosciuto come Recovery Fund.
Con una dotazione di 672,5 miliardi di euro il Recovery Fund è il programma più importante del piano Next Generation EU da 750 miliardi di euro per contrastare l’impatto economico della crisi sanitaria.
Dal 19 febbraio 2021, il regolamento è ufficialmente entrato in vigore e i governi europei potranno inviare i loro Piani nazionali nei quali dovranno specificare come intendono spendere le risorse del Recovery Fund.
La scadenza per presentare i Recovery Plan nazionali è fissata il 30 aprile ed entriamo quindi nel vivo della preparazione dei piani d’investimento.
Cosa dovranno includere i piani nazionali?
I piani nazionali dovranno includere un calendario dettagliato delle riforme e degli investimenti che i governi intendono completare nei prossimi anni e dovranno rispettare alcuni vincoli.
Innanzitutto esistono dei vincoli temporali: infatti, entro il 31 dicembre 2026, dovranno essere effettuati tutti gli esborsi del Recovery Fund e dovranno essere completate le riforme indicate nei piani nazionali.
Sono stati inseriti anche dei vincoli sulle risorse da destinare alle transizioni verde e digitale, che dovranno rappresentare rispettivamente il 37% e il 20% delle spese dei piani nazionali.
I Recovery Plan dovranno inoltre includere una spiegazione di come i governi affronteranno le sfide indicate nelle ‘raccomandazioni specifiche per Paese’, la lista di misure e riforme suggerite nel ciclo di sorveglianza regolare delle finanze pubbliche svolto dall’Ue.
Le raccomandazioni sono consultabili online e nel 2020 per l’Italia includevano un invito a migliorare l’efficienza del sistema giudiziario e il funzionamento della pubblica amministrazione, rafforzare la capacità del sistema sanitario e fornire un adeguato accesso al sistema di protezione sociale.
Infine, i governi dovranno spiegare come coinvolgeranno le amministrazioni locali e le parti sociali nella preparazione e nell’attuazione dei piani nazionali, e come questi contribuiranno alla realizzazione di vari obiettivi orizzontali, tra cui la parità di genere.
Quali condizioni per accedere ai fondi?
Oltre al rispetto dei criteri e dei vincoli già menzionati, esistono altre due condizioni principali per accedere alle risorse del Recovery Fund.
La prima riguarda il rispetto degli impegni presi nei Recovery Plan nazionali.
Il conseguimento degli obiettivi e dei traguardi inclusi nei piani nazionali sarà il criterio principale usato dalla Commissione e dai governi europei per prendere decisioni sull’erogazione delle risorse del Recovery Fund.
In caso di mancato raggiungimento degli obiettivi indicati nel Recovery Plan, possono essere sospesi una parte o la totalità delle sovvenzioni o dei prestiti previsti.
Inoltre, è stato anche mantenuto il cosiddetto ‘super freno di emergenza’, che permette ai governi europei di chiedere che ci sia una discussione approfondita su un piano nazionale al Consiglio europeo prima che vengano erogati dei fondi.
La seconda condizione è il rispetto di alcune regole macroeconomiche europee già esistenti.
Infatti, se i governi europei stabiliscono che un Paese non ha adottato misure efficaci per correggere un disavanzo eccessivo, la Commissione europea dovrà proporre la sospensione dei pagamenti del Recovery Fund.
È importante sottolineare che questa regola non può essere applicata fino a quando sarà attiva la cosiddetta ‘clausola di salvaguardi generale’, che di fatto sospende il Patto di Stabilità e Crescita. Attivata nel marzo 2020, la clausola continuerà ad essere attiva almeno fino al 2022.
In altri casi di mancato allineamento ad alcune regole europee in materia di finanza pubblica, la Commissione può proporre la sospensione totale o parziale dei finanziamenti. In questi casi però, la Commissione europea non è obbligata ad avviare una procedura di sospensione dei pagamenti.
Nel valutare eventuali sospensioni dei pagamenti, la Commissione europea dovrà comunque tenere conto del parere del Parlamento europeo e della situazione socioeconomica del Paese interessato. Tranne in casi di inadempienza persistente, la sospensione dei pagamenti non può superare il 25% degli impegni o lo 0,25% del PIL del Paese interessato.
Quante risorse sono previste per l’Italia?
È difficile stimare con precisione quante risorse spetteranno all’Italia proprio perché alcuni fondi verranno distribuiti in base all’andamento dell’economia nei prossimi anni.
Il Governo stima che all’Italia spetteranno circa 209 miliardi di euro, di cui 81 miliardi in sovvenzioni e 128 miliardi in prestiti. Questa cifra corrisponde al 27,8% dei 750 miliardi del Next Generation EU.
La maggiorparte di queste risorse, 196,5 miliardi secondo le ultime stime del Governo, proverrà dal Recovery Fund.
Il regolamento approvato settimana scorsa a Bruxelles infatti stabilisce che dei 672,5 miliardi del Recovery Fund, l’Italia potrà contare su 68,9 miliardi di euro in sovvenzioni e prestiti per un valore massimo del 6,8% del Reddito nazionale lordo nel 2019, che secondo le stime del Governo permetterà al nostro Paese di chiedere fino a 127,6 miliardi di euro in prestiti.
Fonte: Proposta di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, 15 gennaio 2021
Quando arriveranno le prime tranche dei fondi?
I governi europei hanno diritto a un prefinanziamento del 13% delle risorse previste dal Recovery Fund che dovrà essere versato entro il 31 dicembre 2021.
Per l’Italia questo significherebbe ricevere circa 25,5 miliardi di euro già entro la fine dell’anno. Ma per accedere a questi prefinanziamenti sono necessari ancora due passaggi importanti.
Il primo è la presentazione e l’approvazione dei Recovery Plan nazionali.
I governi avranno fino al 30 aprile per presentare i loro piani nazionali che dovranno essere verificati entro due mesi dalla Commissione e approvati da tutti i governi nazionali al Consiglio europeo.
Ad oggi, 18 Stati membri, tra cui l’Italia, hanno inviato delle bozze dei piani nazionali, 6 Paesi hanno trasmesso alcuni elementi e 3 governi non hanno ancora inviato nulla.
Il secondo passaggio fondamentale è la ratifica da parte di tutti i parlamenti nazionali della decisione che permetterà all’Unione di contrarre prestiti sul mercato finanziario e di erogare le risorse del Recovery Fund.
Ad oggi, solo 7 dei 27 Stati membri hanno ratificato la decisione. In Italia, la ratifica della decisione è stata inserita nel Decreto Milleproroghe 2021, che deve essere convertita in legge dal Parlamento.
La Commissione europea prevede che questi passaggi possano già essere completati entro l’estate del 2021, ma tutto dipenderà dall’approvazione dei piani nazionali e della decisione per finanziare il Recovery Fund.
Conclusioni
Con l’approvazione del Recovery Fund a Bruxelles, la palla ora passa ai governi e ai parlamenti nazionali che dovranno definire come intendono usare le risorse dal Recovery Fund.
Un sondaggio recente dell’Eurobarometro rivela che, in linea con le aspettative negli altri Paesi europei, quasi il 70% degli italiani crede che il Recovery Fund aiuterà l’Italia a contrastare l’impatto economica della pandemia.
Questo dato sottolinea ulteriormente l’ampiezza della sfida davanti a noi. Ci auguriamo che il lavoro fatto finora possa segnare l’inizio di una svolta importante verso un’Europa più giusta e solidale. La partita sul Recovery Fund è appena iniziata e si giocherà negli anni a venire.