Superare finalmente l’unanimità
In questi ultimi anni l’Unione europea ha dimostrato di aver la capacità di agire in modo tempestivo ed efficace alle varie sfide che si è trovata ad affrontare tra cui la pandemia Covid-19, la guerra d’aggressione russa contro l’Ucraina e le loro conseguenze socioeconomiche.
In altre occasioni in cui è mancata la volontà politica di alcuni Stati membri, la risposta dell’Unione è stata lenta e poco efficace anche a causa di regole decisionali. In particolare, quella che si è rivelata essere un ostacolo al progetto di integrazione europea è il voto all’unanimità del Consiglio che purtroppo troppo spesso viene utilizzato da alcuni Stati per bloccare o allungare i tempi di decisioni importanti e urgenti.
Nonostante il diritto di veto sia stato inserito nei Trattati per garantire la tutela degli interessi nazionali, è sempre più evidente come alcuni governi lo utilizzino in maniera strumentale per bloccare sistematicamente azioni rapide e concrete da parte dell’Ue.
Il diritto di veto è, purtroppo, di fatto diventato uno strumento per esercitare pressioni e ottenere concessioni su temi non necessariamente correlati alle discussioni in corso al Consiglio.
Ad esempio, a fine 2020 l’Ungheria e la Polonia hanno temporaneamente bloccato e ritardato l’approvazione del Recovery Fund, in quanto contrariate dalla creazione di un meccanismo di condizionalità che collega l’erogazione dei fondi Ue al rispetto dello stato di diritto. Più recentemente l’Ungheria è riuscita ad ottenere un’esenzione parziale dall’embargo al petrolio proveniente dalla Russia ritardando continuamente l’approvazione della sanzione-.
Verso il voto a maggioranza qualificata
Dopo la conclusione dei lavori della Conferenza sul Futuro dell’Europa (di cui vi ho parlato in precedenza), lo scorso giugno il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione con alcune proposte di modifica dei Trattati Ue.
Sulla base di quanto suggerito dalle cittadine e dai cittadini che hanno partecipato alla CoFUE il Parlamento ha proposto:
- il superamento dell’unanimità tramite il voto a maggioranza qualificata (ossia il voto favorevole del 55% degli Stati membri che rappresentano almeno il 65% della popolazione Ue) in diverse politiche di competenza dell’Ue, e
- il rafforzamento delle competenze a livello europeo in materia di salute, difesa, energia, politiche sociali ed economiche.
In realtà già esistono gli strumenti previsti dai i Trattati che permetterebbero di superare l’unanimità; purtroppo non vengono utilizzati anche quando sono indispensabili. Tra questi anche le cosiddette “clausole passerella”, che permettono di passare al voto a maggioranza qualificata al Consiglio in determinate materie tra cui la politica estera e di difesa, la politica energetica ed ambientale, e la politica sociale.
Questo strumento è stato utilizzato solo una volta nel 2004 per una decisione in materia di visti, asilo, immigrazione e libera circolazione delle persone. Da allora, sia la Commissione europea sia il Parlamento europeo ne hanno richiesto, senza successo, l’attivazione in varie occasioni, tra cui in oltre quaranta risoluzioni dal 2009 ad oggi.
L’impegno del Parlamento europeo
Dopo diversi anni di stallo la Commissione Affari costituzionali del Parlamento europeo ha riavviato il dibattito sul superamento dell’unanimità utilizzando le clausole passerella e ha elaborato una risoluzione che sarà votata nei prossimi mesi.
Il 28 febbraio ho presentato, come relatore, la prima bozza di risoluzione sulle clausole passerella. Nel testo si chiede che il Consiglio abbandoni la prassi di decidere all’unanimità nei settori politici in cui è già possibile il voto a maggioranza qualificata, e a tal fine suggerisce delle aree e tempistiche concrete per l’applicazione delle clausole passerella.
In particolare, la relazione individua tra le aree di più urgente priorità per l’applicazione delle clausole passerella e il superamento dell’unanimità le sanzioni contro la Russia, le misure urgenti per rispondere all’odierna crisi energetica, e le politiche ambientali alla luce dell’emergenza climatica e del raggiungimento degli obiettivi del Green Deal europeo.
In un’ottica di medio e lungo termine, la relazione sollecita l’uso delle clausole passerella per passare al voto a maggioranza qualificata in questioni di più ampio respiro come le politiche fiscali, le misure antidiscriminatorie, l’adozione del bilancio pluriennale dell’Unione e altre questioni concernenti la politica estera e di difesa dell’Unione.
Le clausole passerella, benché importanti, non rappresentano comunque una soluzione definitiva agli ostacoli politici e istituzionali dell’Unione. Infatti, come già indicato da diverse risoluzioni del Parlamento europeo, per rendere l’Ue più forte e democratica sarebbe necessaria una vera e propria riforma dei Trattati europei, su cui sono attualmente in corso delle discussioni.
Visto che quest’ultima opzione richiederebbe diverso tempo, le clausole passerella rappresentano uno strumento importante per cambiare le regole decisionali in tempi rapidi e superare l’ostacolo dell’unanimità in settori particolarmente importanti.
L’auspicio è che la relazione del Parlamento sia approvata a larga maggioranza prima dell’estate e possa, proprio grazie alla concretezza dei suoi contenuti e al forte supporto bipartisan in Parlamento e in Commissione, fungere da guida per le future decisioni in Consiglio e rappresentare un passo importante all’interno di una riflessione più ampia sull’architettura istituzionale e sulle politiche europee.
Seguendo questo link troverete la bozza di relazione che abbiamo presentato in Commissione Affari Costituzionali lo scorso 28 febbraio.