Sulla Conferenza sul Futuro dell’Europa

L’UE si trova di fronte a un bivio: diventare una vera e propria unione politica o, al contrario, spegnersi piano piano distanziandosi sempre più dai suoi cittadini. Dopo i grandi segni di disaffezione al progetto comunitario, la Brexit in primis, è necessaria una riflessione sulla strada che vogliamo percorrere. Una discussione così esistenziale da non poter prescindere da un confronto aperto, libero e diretto con la cittadinanza.

Da queste considerazioni è nata l’idea di una Conferenza sul Futuro dell’Europa, promessa, nel suo discorso inaugurale di fronte al Parlamento, dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Della durata iniziale di due anni, la Conferenza si propone come piattaforma, al tempo stesso europea e locale, per un confronto diretto con la cittadinanza. La parola d’ordine è dunque ascolto. Lo scopo è che la Conferenza presenti delle proposte concrete ideate dai cittadini per le istituzioni europee e che queste diano seguito avviando un processo di riforma.

In primo luogo, voglio che i cittadini europei svolgano un ruolo attivo e determinante nella costruzione del futuro della nostra Unione. Voglio che possano dire la loro in una conferenza sul futuro dell’Europa, da avviare nel 2020 per una durata di due anni.”

Ursula von der Leyen, 16 luglio 2019, Strasburgo

In questi mesi, il Parlamento, la casa dei 500 milioni di europei che rappresenta, si è interrogato sulle modalità di coinvolgimento e organizzazione. Queste discussioni mi hanno riportato ai comitati che si costituirono a Milano nel 2010 in vista delle amministrative. In quell’occasione, in tutti i quartieri si aprì un confronto fra i cittadini che, supportati dal lavoro di alcuni tecnici, definirono il programma elettorale di cui mi feci portatore per le primarie del Centro Sinistra. La mediazione fra le richieste legittime dei milanesi e l’esperienza dei tecnici ci permise di proporre misure ambiziose ma realizzabili, tutte caratterizzate da quella concretezza dell’agire che è la cifra della mia città.

Un’altra esperienza di cui voglio fare tesoro è il Grande Dibattito Nazionale promosso dal Presidente francese, Emmanuel Macron. Di fronte alla perdita di fiducia nelle istituzioni e nel clima violento delle proteste dei gilet gialli, i francesi sono stati chiamati a esprimere la propria opinione su quattro temi centrali: tasse, organizzazione dello stato e amministrazione pubblica, transizione ecologica, cittadinanza e democrazia. In due mesi, un milione e mezzo di francesi ha fatto sentire la propria voce. Nella primavera scorsa, circa 500 cittadini e i rappresentanti di sindacati, associazionismo e parti sociali hanno presentato al Governo e ai rappresentanti di Assemblea Nazionale e Senato le conclusioni. Sta ora alla politica trasformare le loro richieste in realtà ma il solo ascolto dei cittadini ha già dato un primo risultato: rinnovando il dialogo ha sgonfiato la rabbia.

Proiettare sull’orizzonte europeo l’esperienza milanese e quella francese, seppur più ampia, rappresenta una grande sfida. L’Europa è per sua natura e composizione più variegata. D’altra parte, il motto del Parlamento è proprio “uniti nella diversità”. Il progetto che il Parlamento si appresta a presentare tramite l’approvazione di una risoluzione prevede due diverse piazze, l’agorà dei giovani e quella dei cittadini, che, grazie a iniziative che avranno luogo tanto nelle città quanto nelle campagne, nei centri come nelle periferie, alimenteranno, scegliendo temi e definendo le proposte, il dibattito della conferenza, composta dai parlamentari nazionali ed europei, le parti sociali, le organizzazioni della cittadinanza attiva, i rappresentanti dei governi, e quelli delle istituzioni europee. In altre parole i cittadini avanzeranno delle proposte che verranno poi definite a livello tecnico dal concerto dei loro rappresentanti per giungere infine a un pacchetto di riforme concrete a cui Bruxelles dovrà dare seguito con i relativi progetti legislativi ed eventualmente costituzionali.

A oggi, i dettagli sono ancora in fase di definizione ma l’auspicio è che i lavori possano prendere avvio il 9 maggio di quest’anno in corrispondenza del 70º anniversario della dichiarazione Schuman.

Su questa pagina pubblicherò tutti gli aggiornamenti e, soprattutto, le indicazioni su come prendere parte a questo importante esercizio democratico. È l’occasione per far sentire la nostra voce, riaccendere la speranza nel progetto comunitario in chi l’ha persa, e dare attuazione ai desideri di chi ancora sogna l’unione politica del vecchio continente.