Sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea
DownloadDa quando, nel 1957, a Roma fu firmato il trattato che istituì la Comunità economica europea, il predecessore dell’Unione europea, sempre più paesi hanno aderito al progetto di unità europea.
Il referendum del 2016 nel Regno Unito, nel quale una maggioranza degli elettori britannici (51,8%) ha votato per uscire dall’Ue, ha interrotto questo processo.
Con il referendum britannico, per la prima volta in oltre 60 anni di integrazione economica e politica, abbiamo scoperto che l’Unione europea non è solo un progetto che si può costruire, ma anche un qualcosa che si può smontare.
Mercoledì scorso, l’accordo sul recesso del Regno Unito dall’Ue è stato approvato a larga maggioranza dal Parlamento europeo. Votare a favore dell’accordo di recesso è stata una scelta difficile ma necessaria. Non abbiamo espresso un giudizio favorevole sulla Brexit. Al contrario, abbiamo votato in favore di un accordo che previene i suoi effetti peggiori.
Un voto contrario all’accordo di recesso, due giorni prima della Brexit, avrebbe infatti provocato l’abbandono disordinato ma netto del Regno Unito, con un impatto economico e sociale inestimabile.
A partire dal 1° febbraio 2020, il Regno Unito diventerà dunque un paese terzo e inizierà un ‘periodo di transizione’, che durerà fino al 31 dicembre 2020, durante il quale Bruxelles e Londra dovranno trovare un accordo sulle relazioni future.
Per quanto la Brexit sia il risultato di un azzardo elettorale del partito conservatore britannico, l’Unione Europea ha sempre rispettato la decisione presa dai cittadini britannici ma allo stesso tempo ha cercato di minimizzare il più possibile i danni che causerà.
Una delle parti più importanti dell’accordo di recesso è l’intesa che è stata trovata sull’Irlanda del Nord, necessaria per proteggere l’Accordo del Venerdì Santo, che nel 1998 mise fine a 30 anni di un conflitto sanguinoso nell’Irlanda del Nord.
L’accordo sulla Brexit propone una soluzione, tanto delicata quanto complicata: l’Irlanda del Nord continuerà a far parte del territorio doganale britannico, ma continuerà ad applicare la normativa doganale dell’Ue e un insieme di norme relative al mercato unico.
Questo compromesso mira non solo a preservare la pace in Irlanda del Nord, che si basa sull’assenza di un confine fisico e di controlli di dogana sull’isola d’Irlanda, ma anche a proteggere l’integrità del mercato unico europeo. L’accordo di recesso riuscirà a ottenere questi obiettivi solo se saremo in grado di garantire il suo corretto funzionamento. Il compito del Parlamento sarà proprio questo: vigilare affinché gli impegni sottoscritti siano rispettati.
Infine, dobbiamo tutelare i diritti degli oltre 3 milioni di cittadini europei nel Regno Unito, tra cui più di 200 mila italiani formalmente registrati nel paese, e di più di un milione di cittadini britannici in Europa. Questi cittadini dovrebbero continuare a godere il più possibile dei diritti di vivere, studiare e lavorare nel paese che li ospita. Una parte intera dell’accordo è dedicata ai diritti dei cittadini e dobbiamo assicurarci che venga rispettata da tutti i governi europei.
Garantire l’integrità del mercato unico europeo, proteggere il processo di pace in Irlanda del Nord e tutelare i diritti dei cittadini – sono questi i tre punti principali che dovrebbero servire da linee guida nei prossimi mesi.
L’ex premier britannico. Gordon Brown, parlando davanti al Parlamento europeo nel 2009, disse: “oggi non esiste la Vecchia Europa, la Nuova Europa e nemmeno l’Europa dell’Est o dell’Ovest. Esiste una sola Europa, ed è la nostra casa comune.”
Mi auguro che nei prossimi anni continueremo a lavorare insieme ai nostri amici britannici per garantire che questa casa rimanga intatta e che continui a offrire sogni e speranze a tutti gli europei.